Tuesday, May 02, 2006

DEADBURGER "S.t.O.R.i.E." CD (Wot 4 rec. , 2002)



I DEADBURGER from Florence sono un gruppo assolutamente valido (vinsero tra l'altro un'edizione di AREZZO WAVE). La loro musica è una miscela veramente imprevedibile di new wave, psichedelia, Canterbury sound, progressive, kosmische rock alla NEU, influssi TUXEDOMOONiani etc. etc. La band sta lavorando ora al nuovo album, intanto voilà la recensione che scrissi nel 2003 concernente il loro 2° album, uscito per la dutch label WOT 4 records.
"Al loro 2° album , i fiorentini Deadburger vengono ad imporsi come uno degli ensemble più validi e polimorfi dell’intera scena italiana. Già dalla scelta del nome (letteralmente: “hamburger di morto”, tratto da “2022: I Sopravvissuti”, allucinante film anni ’70 di Richard Fleischer nel quale si preconizzava una società “de-evoluta” totalmente dominata da uno Stato Assolutizzante e spietato), i Deadburger si pongono come essenza antagonista, sarcastica coscienza critica di una società occidentale (quella del cosiddetto “capitalismo selvaggio” , o meglio “turbocapitalismo” nella definizione di Edward Luttwak riportata nello splendido booklet del disco ), che ha ormai perduto qualsiasi traccia morale e senso pieno della vita. Se la gran parte delle bands attuali (si pensi a certi poseurs pseudo-anarco-punk da baraccone mediatico) si limita a retoriche e imbecilli invettive anti-sistema, i Deadburger non hanno paura di colpire duro .
Nel loro precedente cd , per fare un esempio, c’era un brano dove una nota azienda petrolifera USA veniva dipinta non per i suoi “meriti” commerciali , ma per il tremendo dissesto ambientale che ha prodotto sul territorio del delta del Niger , prima oasi naturale assolutamente incontaminata:” piogge acide, malattie della pelle, foreste di tubature, bambini che non hanno mai visto le stelle , perché da quando sono nati c’è sempre stata una coltre di fiamme e fumo a coprire il cielo” .
Un gruppo che, come questo, sa aprirci gli occhi su realtà spesso occultate e manipolate dai media, va assolutamente rispettato.
Dal punto di vista strettamente musicale; partendo dal concetto “storico” di psichedelia (musica come forma d’arte “totale” e mind- expanding), i Deadburger elaborano uno stile multiforme e estremamente vario che ha l’obiettivo dichiarato di sorprendere in continuazione l’ascoltatore e di farlo così meglio “compartecipare” allo svolgimento del brano .
Forme della canzone d’autore(“110 Giorni”), splendidi passaggi jazz rock (“Electroplasmi”), trame elettroniche, citazioni kraftwerkiane, incubi post-rock, aperture notturne, scarne tracce di pop obliquo alla Wire, inserti orientaleggianti memori dei primi Tuxedomoon e tantissimo altro convivono nelle 14 tracks del disco (e spesso in uno stesso brano).
Il risultato è assolutamente apprezzabile. I Deadburger non annoiano mai e ci aggrediscono in continuazione con le loro provocazioni /acculturazioni verbali e musicali. Un disco da ascoltare, riascoltare, leggere e rileggere , sempre sorprendente. Da segnalare tra gli ospiti Roy Paci, Andrea e Gionata Costa (Quintorigo) e Odette Di Maio (Soon).
Michele Ballerini"

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