SPECIALE TEEN SOUND rec. by Pasquale Boffoli
Ed Ecco ben 6 recensioni di PASQUALE BOFFOLI concernenti bands della Teen Sound rec. di MASSIMO DEL POZZO.
THE A'DAM SIKLES (OUT OF THE CIRCLE GAME) (Teen Sound Rec./ 2008)
Alcune note di sitar aprono Om, brano iniziale di OUT OF THE CIRCLE GAME, primo album dei romani A'DAM SIKLES, ultima incarnazione di Massimo Del Pozzo, qui in veste di lead vocal, chitarrista e compositore.
L'avvio orientaleggiante e meditativo e' gia' un ottimo preludio ai toni malinconici ed autunnali che avvolgono un disco che si avvale di preziosi apporti strumentali di diversi collaboratori (flute, violins, cello, horn, harpsichord, dulcimer, tabla drum).
L'approccio garage é notevolmente stemperato dalla delicatezza compositiva di brani come Feel the pain (Roby's song), Mary Grace's mind, The big green e lo strumentale Victor's lullaby.
La versatilita' degli A'dam Sikles e' poi confermata dalla bossa di Sunshine girl, dall'atmosfera folk/barocca degli altri strumentali Daisy e Sugarplum fairy.
Le piu' energiche Yellow day, Rain Child, She lives in my mind, con l'organo di Daniele Onorati in bella evidenza, mostrano invece il lato piu' vigoroso degli A.S.
Quello che colpisce in Out of the circle game e' come le influenze esterne, barrettiane in primo luogo, siano metabolizzate mirabilmente originando un sound ricco, ben amalgamato nelle sue diverse componenti ma soprattutto decisamente personale: il risultato sono delle songs armonicamente affascinanti, sature di splendidi cori e dalla perfetta taratura che a primo ascolto colpiscono spirito e mente, a secondo conquistano sensi e memoria insinuandovisi con sobrieta' ed eleganza rari di questi tempi.
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THE STRANGE FLOWERS
AEROPLANES IN THE BACKYARD
(Teen Sound Rec. / 2008)
In una cosa gli Strange Flowers, pisani, eccellono nel loro AEROPLANES IN THE BACKYARD: scrivere ballate mid-tempo pigre ed indolenti, accattivanti nella loro attitudine proto-garage.
Mai aggressivo il vocalist Michele Marino' (autore di musica e testi) sa catturare con le sue movenze decadenti, mentre il chitarrista Nicola Cionini nei suoi interventi misurati colpisce acidamente (Clouds of blonde girls).
Tutto l'album si muove secondo queste coordinate, risultando di volta in volta piu' psichedelico (Aeroplanes/Yellow of sun) o morbidamente colloquiale (Helen says).
Summa di questi elementi la finale Everyone has a spot in the sunshine, quasi sette minuti di splendore lisergico con la chitarra solista che si libra acida e sfolgorante a suggellare un album in bilico magicamente tra tentazioni hard ed oasi psichedeliche.
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LES PLAYBOYS
ABRACADABRANTESQUE
(Teen Sound Rec./ 2008)
Cinque maturi giovanotti francesi dediti ad un fuzz-garage rock di estrazione sixties che con questo secondo lavoro celebrano i 30 anni di vita musicale.
Hanno preso il moniker da uno dei piu' grandi successi di Jacques Dutronc, tra i rockers francesi piu' in vista negli anni '60. E' nel 1976 che tre degli attuali membri dei LES PLAYBOYS (F.Albertini, F.Lejeune, F.Durban) fondano uno dei primi punk-garage acts francesi, Les Dentistes, ma e' dall'entrata di Pierre Negre alla chitarra solista nel 1979 che diventano una Nuggets/Pebbles band, accodandosi in sostanza a Fuzztones, Lyres e Chesterfield Kings nel revival Garage internazionale.
Incidono il primo album nel 1985 ed attraverso varie vicissitudini giungono a questo ABRACADABRANTESQUE che e' la celebrazione in una mezz'oretta del loro beat-garage ancora freschissimo, molto vicino nello spirito al party-sound dei sempreverdi americani Fleshtones.
Brani dai tipici titoli 'capelloneschi' come Les jours ou' tout va da travers, Je revendique, Pour qui me prenez-vous? , Mieux vaut etre seul incarnano paradossalmente nel 2009 la colonna sonora ideale di feste beat in casa di quarant'anni fa, ma i vocals insolenti di Albertini, il fuzz-guitar onnipresente a sottolineare riffs ingenui e le tastiere non invadenti non suonano datati: sono portatori sani di una rabbia esistenziale ruspante e naif, alla Nino Ferrer (Albertini lo ricorda molto nel timbro vocale!), ancora coinvolgente.
Abbiamo a che fare quindi con dei Fleshtones francesi? Decisamente si', basti ascoltare le grezze Mon obsession, Abracadabra e Qu'est-ce que je peux faire.
Animal, lento e rarefatto, e' l'unico brano a prendere le distanze dal mood generale del disco.
LETS' HAVE A PARTY WITH THE PLAYBOYS!
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THE JUNE
MAGIC CIRCLES
(Teen Sound Records / 2009)
Anche questi THE JUNE sembrano in pieno sballo 'indiano' a giudicare dall'introduttiva Barber shop, carica di sitar e bansuri meditativi. Ma e' solo l'inizio: da Rolling desperate in giu' attraverso Better than you si rivelano un trio mod robusto dal chitarrismo vitale.
Poi in Big black mouth e Sir Eugene Maddox emergono cori brillanti tra duri riffs Jam-style.
Daisy, con mellotron, flute, trumpet e chitarre riverberate li fa cadere in piedi tra densi aromi Oasis.
I tre italiani, che piu' anglofili non si puo', continuano ad opporre cantati melodici ed armonici a solide strutture strumentali in Getting high e Living in the park.
E mentre in mente si alternano fantasmi Beatles/Rain e Byrds/Notorius The June affondano i manici-bisturi nella sopraffina psichedelia pop di Sketches of sound, Revolver e Makes me feel good.
Magic Circles e' un rilucente gioiello a cavallo tra i '60 ed i '70: non chiedetevi (mi) come i tre parmensi siano riusciti a raggiungere questo magico equilibrio in poco meno di una mezz'oretta.
Godetevi Magic Circles in un unico afflato elettrico!
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LOS IMMEDIATOS
SECOND CHANCE
(Teen Sound Records / 2009)
Gli spagnoli LOS IMMEDIATOS giungono al secondo appuntamento discografico con la Teen Sound dopo il debutto su For Monsters R. del 2007, indirizzato verso un fresco power-pop.
In Second Chance i ritmi rallentano ed i brani, Something's wrong with you, A crying shame, Princesa imboccano il sentiero di un pop-garage mai aggressivo, corroborato dal vox ed acetone organ e dalla doppia chitarra di Mazarro e Perez.
Ed eccolo il power-pop emergere, con precise connotazioni spagnoleggianti, in episodi come No vuelvas, So sad about me, sad about us, la cover I Wonder (The Gants).
Los Immediatos sanno essere anche delicati come in Everybody knows e nel songwriting leggiadro di Happy story e tornare graffianti nell'altra cover Bajo el sol (Juan & Junior).
La soffice ballata Garden paradise,ricca di keyboards colorati, conclude un disco dall'approccio garage leggero e gradevole.
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TONY BORLOTTI E I SUOI FLAUERS
A CHE SERVE PROTESTARE
(Teen Sound Records / 2008)
Entusiasmante l'inizio di questo nuovo lavoro di Tony Borlotti e i suoi Flauers, con E voi e voi e voi, vecchio brano di Gene Guglielmi, sorta di blues in crescendo sottolineato dall'aggressiva entrata del farfisa a meta' brano. E' un ideale dialogo tra un alieno ed i terrestri a sottolineare i fatali numerosi lati negativi esistenziali di questi ultimi.
A che serve protestare sfoggia tutto l'armamentario beat italiano sixties, sia dal punto di vista strumentale (armonica, farfisa, chitarre riverberate/distorte, cori, voce solista ingenua ma pungente) che nelle tematiche: il rapporto con la religione (Giovane prete), la voglia di liberta' (Viaggio di un provo/Viva la liberta'), l'amore (Un giorno ancora/Gli occhi tuoi), la protesta (A che serve protestare?).
Azzeccata la graffiante cover No no no no dei mitici Sorrows e lo strumentale beat Bagordo Shake.
Da sottolineare la cantabilita' e l'energia di Viva la liberta' (brano di Carlo Pavone), con la tagliente chitarra solista di Mick Coppola, Lei se ne va e l'atmosfera S.Leone/graffiti di A che serve protestare, con tromba e fisarmonica, sottilmente ironica, tutti brani che negli anni '60 avrebbero potuto scalare le classifiche beat. Nostalgica e strumentalmente ricca la finale Il peso delle ore.
Un revival italiano intelligente, ricco di humour ed estremamente fresco quello di Tony Borlotti e i suoi Flauers, che finisce con l'essere senza tempo, per tutte le stagioni.
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