I CHESTERFIELD KINGS non sono una band ma una RELIGIONE. Io personalmente iniziai ad innamorarmi del 60s sound proprio dopo aver ascoltato una notte su un programma radio chiamato "Rai Stereo Notte" la loro straordinaria cover di "99th Floor" dei texani MOVING SIDEWALKS. Registrai quella track su un'audiocassetta , me la riascoltai una ventina di volte , e qualche giorno dopo riusciì a trovare in un record-store il loro primo album, il grandioso "Here are..", dove sul retro copertina era riportato un giudizio di JOHN LEE HOOKER che paragonava il loro sound a quello degli early-ROLLING STONES.
Seguiranno due lps ancora migliori, cioè "Stop" e "Don't Open til Doomsday",..che figurano SENZA DUBBIO nella list dei miei 100 favourite albums di tutti i tempi.
E perciò con grande piacere che pubblico questa recensione plus breve retrospettiva scritta da PASQUALE BOFFOLI.
MICHELE B.
"L'ultima fatica discografica di Greg Prevost, Andy Babiuk (membri storici), Mike Boise (drums) e Paul Morabito (guitars)- The Mindbending Sounds of...- risale al 2003, pubblicata dalla Sundazed , é stata ristampata recentemente dalla Wicked Cool, che pubblicherà pare prestissimo anche il loro nuovo lavoro già pronto.
The Mindbending Sounds of... é un ottimo album nel quale i Kings ,oltre naturalmente a riproporre tutti i clichés garage a loro cari ,mettono a punto un sound psichedelico profondo e denso, moderno e timeless allo stesso tempo: grandi sovraincisioni e lavoro in studio, brani molto cadenzati ed ipnotici, felice vena compositiva.
Trip Through Tomorrow, Running Through My Nightmares, Mystery Trip, Disconnection, Transparent Life, mai frenetici ma sempre magnetici vedono la proverbiale stentorea sguaiatezza vocale di Greg Prevost sposarsi ad una ricchezza timbrico-strumentale sorprendente, con Andy Babiuk impegnato oltre che al basso con una moltitudine di accessori vintage- Bijou dulcimer, baritone guitar, hohner pianet (un pò il Brian Jones della situazione)- e Paul Morabito che si produce in alcuni soli riverberati da antologia oltre che alle tastiere.
Le sorprese poi non mancano : il grande Jorma Kaukonen (Jefferson Airplane, Hot Tuna...) alla lead-guitar in Mystery Trip e Death Is The Only Real Thing.. stile inconfondibile, quasi a gettare un ponte con un passato irripetibile.
E Little Steven che collabora a vario titolo (producendolo) a "I Don't Understand", perfetto gioiello pop-psyche, sorta di "Kicks" del nuovo millennio, l'episodio più radio-friendly dell'album.
Little Steven, che ne firma anche le liner-notes a mò di pigmalione spirituale, si sa, é divenuto negli ultimi anni il guru del garage americano con il suo progetto Underground Garage cui i C.Kings hanno partecipato.
Dal 6 novembre al 1° Dicembre 2006 hanno partecipato in America all'Underground Garage Rolling Rock & Roll Show Tour insieme a numerose bands tra cui New York Dolls e Supersuckers, 20 date itineranti tra la west e la east coast, il che li ha riportati notevolmente agli onori delle cronache.
Tra le maggiori citazioni disseminate nei brani di The Mindbending... come non nominare Seeds, Electric Prunes, ed ancora una volta, inevitabilmente, i Rolling Stones degli anni '60 (da sempre vera e propria monomania artistica di Prevost e c.): la dura Flashback inizia con un riff chitarristico ed un one-two di Greg praticamente fotocopiate dalla Jumpin' Jack Flash della premiata ditta Jagger-Richards e alla fine di Mystery Trip Prevost farnetica come Jagger negli undici minuti della famosa "Goin' Home" (Atfermath,1966).
Del resto avevano o no copiato la copertina originale di Atfermath nel loro lavoro Let's Go Get Stoned (Mirror/1994), quello con la cover di Street Fighting Man?
Questo lavoro conteneva anche un'ottima cover di "I'm not talkin'", che conoscevamo dall'adolescenza nella versione al fulmicotone degli Yardbirds.
Rollingstoniani sino al midollo, soprattutto lui, Greg Prevost, nel distorcere vocali e parole, sboccato quanto e più del suo totem Jagger
Di eseguire covers i Chesterfield K. ne hanno fatto attraverso gli anni un'arte (alternandole però sempre a brani originali) giunta al culmine dello splendore con Where The Action Is! (Sundazed /1999), quando ancora militavano i due chitarristi Jeff E Ted Okolowctz: tra le altre, inarrivabili versioni di Happenings ten years time ago (Yardbirds), I'm not like everybody else (Kinks), I'm five years ahead of my time (Third Bardo), 1-2-5 (Haunted), Sometimes good guys don't wear white (Standells).
Dei Chesterfield Kings rimangono imperdibili anche opere come il primissimo grezzo "Here Are The Chesterfield Kings" (Mirror/1983), dove la loro conoscenza della materia sixties era già lapalissiana, il seguente Stop (Mirror/1985), nel quale la piegano con grande efficacia ad originali (di Babiuk in primis) agili e penetranti come "I cannot find her", "She told me lies" e "Cry your eyes out".
La loro versatilità nel maneggiare l'immarcescibile archivio sonoro di cui ormai sono custodi fedeli é confermata da "Don't open til doomsday" (Mirror/1987), con originali come Selfish little girl, Everywhere, Ain't no use a testimoniare di un marchio di fabbrica inconfondibile; ma in Social end product il suono si indurisce notevolmente, tendenza confermata dal lavoro successivo "The Berlin wall of Sound" (Mirror/1990), che fa registrare un innamoramento dei Kings per un suono molto più metallico, molto vicino al primo punk americano dei '70 (Stooges, N.Y.Dolls, Heartbreakers...) ed al rock&roll più puro.
In genere questo non é album molto amato dai fans e dalla critica (o sbaglio?) eppure fa registrare vere e proprie scariche di adrenalina come Who's to blame, Dual action, Sick and tired of you, Love, hate, revenge o Pills, una baldanzosa cover dei Dolls ed é inoppugnabile segnale di grande eclettismo che li porterà nello stesso anno a pubblicare "Drunk on muddy water", sempre per la Mirror, dove rivisitano il blues acustico ed elettrico e nel 1997 a prendere una sbandata per la musica surf. I 32 brani di "Surfin' rampage", doppio su vinile (Mirror/1997) sono un'ennesima bizzarra incursione dei re di Rochester nelle pieghe della musica giovanile, questa volta tra i '50 ed i '60.
Nel 1999 chiudono il cerchio tornando alla grande con rinnovata perizia e convinzione al sixties-garage, con "Where the action is "(di cui sopra) che praticamente contiene per intero Tripin out (The many moods of C.K.) un e.p. di sixties covers uscito solo su vinile nel 1997 per l'etichetta spagnola Imposiblle a supporto del loro tour ispanico.
Per concludere non si può tralasciare la preziosa compilation" Night of the living eyes" (Mirror/1989), contenente A and B-sides e live-songs risalenti al primissimo periodo della band, tra fine '70 e primi '80, compreso il loro primo 45 del 1979, " I ain't no miracle worker".
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PASQUALE BOFFOLI
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